E' la restaurazione di Berlusconi..

Via Soru-vincoli, mani sulle coste. È la restaurazione di Berlusconi, mattatore zitto sui sondaggi sardi. Cappellacci, 100 mila posti: solo?
di Giorgio Melis
Sardi, fratelli, popolo mio: indietro tutta, si torna a sorridere, a su connottu. Berlusconi colonizzatore? Quando mai. “Sono un liberalizzatore: da tutti i vincoli di Soru”. Un programma chiaro, entusiasmante, radicale: basta controlli, mani sulle coste, Rimini, bel suol d'amor. Il tutor Silvio consiglierà-ordinerà al diletto Ugo Cappellacci, in cui si è compiaciuto senza riuscire a farlo ancora decollare, “di abrogare tutte le norme volute da Soru”: se e appena sarà eletto. Su questo punto, più di un dubbio il Cavaliere deve averlo. Ha confermato che tornerà ogni fine settimana per aiutare il pupillo: che bisogno c'è, se la vittoria è sicura? Ma Silvio lo sa, che non è così. Il Pdl - dice tra le ovazioni - è venti punti avanti sul centrosinistra in Italia. Ma in Sardegna? Acqua in bocca, strano silenzio per uno che i sondaggi, specie se favorevoli, li spara come fuochi d'artificio. Se quelli sardi lo fossero, li avrebbe lanciati in orbita, per galvanizzare: se non ora, quando? Invece no: neanche un cenno. Sa che anche alleati e avversari li hanno fatti. E che nella corsa alla presidenza, Soru resta avanti a differenza della sua coalizione.
Ecco perché resta zitto, non può spacciare un Cappellacci in testa: verrà ogni settimana per provare a rovesciare il trend. Che possa farlo da solo il suo pupillo, neanche da pensarci. Ieri, complice l'emozione e il mattatore a fianco che lo salva ma fa lo scomparire, si è visto. Volenteroso, determinato: applicandosi può crescere. Però, rilanciare la banalità dei centomila nuovi posti di lavoro in dieci anni, manco fosse il Berlusca del milione di posti del 1994. Nella valle dell'eco di banalità vecchie e altrui, si fa presto a sputtanarsi. In una terra - come tutta l'Italia e il Mezzogiorno da incubo - dove l'emergenza è riuscire a salvare migliaia di posti, non crearne centomila nuovi, su una popolazione di un milione 600 mila abitanti. Stop annunci mirabolanti e controproducenti, come avessimo la sveglia al collo: sono bombe-carta che scoppiano in faccia a chi le sgancia. Meglio, molto meglio - terrorizzante per chi ha un'idea diversa del territorio, efficace per chi crede ciecamente nel cemento e nel turismo a saturazione: sarà purtroppo la prima vittima delle recessione - l'annuncio di Berlusconi, il fondamentale programma-liquidazione-restaurazione della Sardegna-lucchetto di Soru Oddio, proprio sigillata non si può dire. La Sardegna è l'unica regione che negli ultimi anni ha sempre visto crescere i vacanzieri mentre il turismo nazionale (parola di Maria Vittoria Brambilla) crollava del 15 per cento. Allora, dov'e lo sviluppo bloccato? L'avrebbe scatenato un po' di edilizia costiera? Quanti altri alberghi e residences improbabili e nuove seconde case già dilaganti servono, se restano vuote dieci mesi all'anno? Serve costruire ancora o invece riempire il vuoto del troppo già costruito, con turisti che la crisi farà diminuire drammaticamente?
Il Cavaliere ha scoperto - oltre il pollice verde decisivo - che bisogna riempire di turisti l'isola anche negli altri mesi. Destagionalizzare, insomma. Scoperta mirabolante. C'erano arrivati, senza svolte epocali, perfino i sardi: da non più di trent'anni. In verità, nell'isola presunta lucchetto, si sono aperti varchi enormi, si sono fatti grandi passi avanti negli ultimi anni. Il “blocco dello sviluppo” è contraddetto dall'imbarazzante boom nei traffici fra gli aeroporti sardi (oltre sei milioni, un trend ancora in crescita) con mezza Europa. Lo stesso vale per i porti: a parte quello di Cagliari massacrato dalla Tirrenia, così cara a Berlusconi da averla difesa strenuamente contro Soru, l'Unione Europea e gli operatori del settore.
Insomma, vuoi vedere che cancellando tutti i vincoli, le coste sarde si riempiranno di simpatici blocchetti, mattoni-nature e soprattutto di un esercito di muratori che sostituiranno i turisti affollando gli alberghi nuovi e deserti? Detta così, perché anche a noi piace “la Sardegna che torna a sorridere”, la leggerezza del Cavaliere attenua la minaccia che conta, da brividi: sbaraccheremo la normativa di Soru, si potrà tornare alle mani libere sul territorio: come a Capoterra e Sestu e relative tragedie, non solo le coste. Soru o non Soru, questa è la posta ora dichiarata ufficialmente del voto. Sulla quale gli elettori sardi dovranno esprimersi. Inclusi quelli in cagnesco al presidente uscente: gli va bene che si possano rimettere, stavolta senza più freni, irreparabilmente, le mani sul trritorio?
Per il resto, poco da aggiungere alle cronache. Berlusconi è un seducente ammaliatore del suo popolo: lo maneggia con destrezza consumata. E' anche uno spudorato, sorridente, impudente venditore di balle che nessuno gli contesta. La campagna elettorale è la sua dimensione più vera, congeniale: lo esalta e lo realizza, al meglio e al peggio. Può dire quello che vuole, tanto non dovrà risponderne perché nessuno gli chiederà conto, in un questa informazione italiana deprimente. Come il disastro Alitalia, il sabotaggio contro Air France che ci avrebbe colonizzato e oraè la grande salvatrice pagando meno della metà, con i cocci sui contribuenti. Curioso, no? Il Cavaliere ha parlato di tutto, dei mirabolanti successi, specie in politica estero: su Alitalia, neanche una parola.
Ha esordito - rubando la scena a Cappellacci, l'ha presidiata per tre quarti del tempo lasciando al candidato una “finestra” di un quarto d'ora - lamentando che “occorreva una sala più grande”. Il padiglione fieristico era molto affollato, forse un poco più forse no, del palazzo dei congressi per Soru. Ma mezzi e soldi, organizzazione militare, strutture e tecnologie viaggianti (senza parlare della giornata non festiva) sono enormemente superiori. Come le centinaia di carabinieri, agenti (molti in borghese, tra la folla) e uomini della sicurezza: contro l'assenza assoluta per Soru all'Epifania. Eppure, i 30-40 metri in fondo al grande padiglione e larghe fasce laterali erano assolutamente sgombri, senza sedie. Ma chi se ne accorge nella platea avanti e nelle teleriprese che scansano come la peste il lungo fondale vuoto? Sciocchezze, comunque. Il premier sta pensando al petrolchimico di Portotorres (”e vedrete che qualche soluzione si troverà”: quando, dopo il 16 febbraio?), presto volerà ad Algeri per il metanodotto: nessuno gli ricorda che due anni fa, ad Alghero, con dodici ministri dodici, c'è stato un incontro bilaterale di Stato (invitato anche Soru) in cui si è definito il progetto: marcia per suo conto. Sul G8 che ha fatto di tutto per dirottare, non c'erano soldi: e i quasi cento milioni della Regione, che resterà proprietaria dei maggiori edifici ristrutturati? La Olbia-Sassari, uno scandalo che non ci fosse: giusto. Perché non l'ha fatta dal 2001 al 2006, quando c'erano i mezzi e aveva una maggioranza schiacciante? La farà adesso. E no, l'ha fatta mettere la Regione fra le opere da realizzare e l'ha progettata quando c'era ancora Prodi.
Il caro bugiardo, “meno male che Silvio c'è”, riserva tuttavia una sorpresa che è una conferma: dovrebbe far riflettere i suoi modesti replicanti locali. Sfotte Soru, auspica che vada a casa, ne contesta le scelte ma non c'è una sola parola pesante, una delle grevi, trucide espressioni che contro il presidente si levano dai berluscones sardi. Non è da oggi, e l'abbiamo registrato più volte, che emerge un rispetto, polemico ma misurato del Cavaliere verso Soru: contestato, oggetto di ironia e battute, mai demonizzato né gratificato delle pesanti espressioni riservate spesso ai leader del centrosinistra. Nega senza spocchia di essere suo competitore ma nei fatti conferma di volerlo-doverlo essere. Altrimenti, perché mai dovrebbe tornare altre otto volte in Sardegna? Per dare una chanche a Cappellacci che da solo non è visibilmente in grado di tener testa e il passo di Soru. Ma anche perché vuole sconfiggere un Soru che certo non teme ma rispetta. E dare, se gli riesce, il colpo di grazia al centrosinistra nazionale preda di un cupio dissolvi che rende invulnerabile Berlusconi. L'eventuale scalpo di Soru sarebbe un altro trofeo per ribadire la sua attuale onnipotenza politica propiziata da un'opposizione impotente.
Una sola nota sbagliata nel discorso del Cavaliere. Quando poche decine di studenti dell'Onda lo hanno contestato, beffando il servizio di sicurezza interno ed esterno che contava una mobilitazione incredibile con un riuscito blitz peraltro di pura protesta verbale. Berlusconi lo ha sanzionato come espressione della solita sinistra, mentre “noi non andremo mai a disturbare una manifestazione altrui”. Ha glissato sulla protesta davvero incivile e mirata a Caprera contro Soru, che ha zero via zero servizio di sicurezza attorno: un uomo solo e assolutamente indifeso contro intestazioni indebite e violente, come si è visto in altre occasioni. L'azione di Caprera sa tanto di squadrismo mirato e premeditato, strumentale, mentre sull'arcipelago l'azione di Soru e poi Prodi ha rovesciato una valanga di miliardi, spalancando un futuro straordinario e prima impensabile: esaltato dallo stesso Berlusconi alla Fiera.
Quanto all'”innocenza” della destra di piazza e altro, per aver accettato i rifiuti napoletani (chiesto da Prodi ma poi accordati anche al Cavaliere), la destra ufficiale sarda con gli eletti e le fasce tricolori, è andata a prendere Soru a casa sua, con bandiere e cori infami. Non disturbare: andare a prenderlo a casa. E dietro, casualmente, c'erano gli squadristi della guerriglia urbana: prezzolati” secondo il Questore, che volevano anche bruciarla la casa di Soru. Altro che le ordinarie proteste nella Fiera superblindata, subito stroncate con mezzi spicci. Berlusconi su quel gravissimo episodio ha sempre e anche ieri sorvolato. Chissà, avrebbe potuto ricordarglielo l'arcivescovo, che ha visto il sagrato di Bonaria trasformato in campo di battaglia. Ma ieri monsignore aveva da pensare solo al Cavaliere, a Cappellacci, Floris e Bonaiuti. Padronissimo di farsi cappellano del Pdl. Dopo aver invitato il solo Berlusconi a Bonaria e farlo salutare da Ratzinger, che casualmente aveva dimenticato di nominare Soru. E dire che monsignore era lì: dalla basilica ha sempre in bella vista la casa del presidente, ahilui non ciellino…dall'Altra Voce.net

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