Considerazioni sulle elezioni regionali Sarde

di Michele Piras*
Le elezioni regionali in Sardegna sono passate, il centro-destra stravince. Stravince la coalizione e non solo Berlusconi, come qualcuno vorrebbe farci credere evitando una seria autocritica. Un’analisi del voto “numerico” troppo approfondita rischierebbe di farci allontanare dalle questioni fondamentali. Elezioni di questo tipo, con l’indicazione delle preferenze e del voto disgiunto, sono complesse da analizzare e agevolano cessioni di consenso in forma clientelare. Però un’analisi, pure per capisaldi, deve essere responsabilmente fatta e, dopo aver tratto dovute conclusioni, non sarebbe male avanzare qualche proposta per il presente e per il futuro. Sarò banale ma ritengo che le cause di una sconfitta, come di una vittoria, siano sempre differenti e l’entità della sconfitta, come della vittoria, dipende sempre dalla loro combinazione. In sintesi, proverò a motivare come, dal mio punto di vista, hanno interagito elementi quali la leadership, la coalizione, i partiti, l’elettorato e l’informazione.
Le riforme realizzate dal centro-sinistra in questi anni e più complessivamente il percorso di cambiamento intrapreso dalla Regione Sardegna nulla hanno potuto di fronte ad una determinante, organizzata e diffusa disinformazione. Una grande responsabilità, in tal senso , ce l’ha anche il Partito Democratico che per mesi ha agevolato il logoramento, di tutto il centro-sinistra, portato avanti con vigore e determinazione da parte dell’Unione Sarda e di numerosi altri mezzi d’informazione ( regionali e nazionali ). E’ difficile non ricordare quella lunga e costante presenza nelle principali pagine dei quotidiani regionali dovuta a scontri interni e divisioni per interessi di bottega. E’ difficile ricomporre un partito e una coalizione in un mese e mezzo! Molti di noi ci hanno creduto, hanno creduto soprattutto nella forza compattante di Renato Soru, hanno creduto che un buon leader e dei buoni risultati ( atti alla mano, s’intende ) potessero recuperare la fiducia persa e salvare il salvabile. Male, ci siamo sbagliati! Ci siamo sbagliati, e non perché Soru non sia un buon leader, ma perché questa è una condizione necessaria ma non sufficiente. Ci siamo sbagliati parzialmente anche sul rinnovamento, e non perché non fosse indispensabile, ma perché un efficace rinnovamento andava costruito nel tempo e andava promosso di comune accordo, e non con la messa all’angolo di chi, poi, di conseguenza e forse anche a torto, si è disimpegnato o ti ha remato contro. Ci siamo sbagliati perché non sono stati sufficienti i comizi di Soru in solitudine, i manifesti e i volantoni con tutte le cose belle e giuste fatte in questi anni; e certo non si poteva pretendere di influenzare l’opinione pubblica con l’Unità o con l’Altra Voce. In questo mondo esiste ciò che appare, ciò che è visibile. Berlusconi ha intelligentemente usufruito della sua posizione istituzionale per parlare della Sardegna e “sparlare” di Soru su tutti i giornali e televisioni nazionali, senza nessun contraddittorio. Inoltre in questi anni si è fatto troppo poco sul fronte comunicativo. Le riorganizzazione della pubblica amministrazione, le linee guida e i piani attuativi del PPR, i risultati sulla battaglia sulle servitù militari, l’attenzione e le misure concrete sull’istruzione, la trasparenza sugli atti amministrativi ( vedi sito Regione ) ecc non sono stati fatti conoscere a sufficienza. Il cambiamento culturale imposto dal solo Piano Paesaggistico Regionale andava curato con molta più attenzione. E’ venuta a mancare una corretta lettura di questo strumento; non è stato percepito il senso ed il valore aggiunto che si sarebbe ottenuto dai risultati di medio e lungo periodo. E’ stato interpretato, dai più, come un ulteriore limite allo sviluppo locale; come strumento di privazione nei confronti dei comuni cittadini ma utilmente derogabile dai grossi imprenditori e dagli amici degli amici. E di fronte a queste accuse e a questo umore poco si è detto e poco si è fatto. E’ stata sottovalutata l’informazione lasciando campo libero alle più svariate interpretazioni.
Da un punto di vista comunicativo, probabilmente, ha avuto più effetto la menzogna detta da Marco Carta sulle responsabilità di Soru sul ripascimento del Poetto che decine di comizi. Quindi una prima considerazione cade sull’evidente disparità di utilizzo dei mezzi d’informazione e di una conseguente scarsa visibilità; il tutto aggravato dall’averci messo anche del nostro. La proposta, su questo problema, non può che essere quella di attivarsi per un’informazione più corretta e oggettiva; mi limito a fare questa osservazione, poi in concreto si dovrà valutare se fare un giornale, una tv, case del popolo, case della sinistra, circoli, o altro.. Un altro elemento fondamentale in una competizione elettorale è quello della leadership. Oggi è necessario avere una figura di sintesi, garanzia per il progetto politico e sociale. Una persona carismatica e autorevole che compatti la coalizione e che sia punto di riferimento per tutto l’elettorato democratico e di sinistra. Questa figura, però, deve essere condivisa da tutti. Un leader è tale se è riconosciuto e rispettato da chi gli sta intorno, o viceversa. Nel nostro caso Soru era un leader riconosciuto dall’elettorato ma solo in parte dalla sua coalizione e dal suo stesso partito. Alla persona di Soru si associava la volontà di riscatto della Sardegna, il coraggio e la determinazione di portare avanti scelte coraggiose, anche impopolari. Ma un leader, se abbandonato, se solo, non può niente, soprattutto se accerchiato da gruppi e organizzazioni eccessivamente litigiose, che in parte lo disconoscono e in parte lo mettono in secondo piano. Morale della favola ( senza scoprire l’acqua calda ) : il leader c’era ma è mancata la forza della coalizione, è mancata l’organizzazione politica, è mancato e manca il ruolo sociale a cui dovrebbero adempiere i partiti. Di fronte ad un vuoto politico di tali proporzioni vince chi da risposte alla pancia, chi fa clientela, chi, spregiudicatamente, riesce a dire SI a tutti, a dire tutto ed il contrario di tutto. Vince la superficialità, i portatori di interessi particolari, l’individualismo, il “meglio tutto ora perché domani chissà..” ecc; e su queste dinamiche parla anche l’abuso del voto disgiunto. Ma qual' è il buon senso e la logica che sottende ad una simile scelta? Il consenso e la delega politica non vanno dati alle singole persone nella speranza di un cambio di favori, ma vanno dati in primo luogo alla proposta politica che si intende portare avanti ed in secondo luogo all’onestà, determinazione e competenza attraverso la quale il candidato si propone di farlo. L’ultima considerazione, quella più politicista, riguarda le alleanze. Rispetto al 2004 ha certamente influito l’alleanza del Partito Sardo d’Azione con il centro destra e anche la corsa solitaria dei Socialisti. Quella dei Socialisti, non avendo comunque ottenuto una percentuale determinante al fine della vittoria, rimane comunque una divisione che ha portato danno al centro-sinistra e che può aver alimentato ulteriormente l’astensionismo. Come si può evincere, le cause sono tante e tutte vanno considerate con la loro importanza e con il loro peso. Non ci rimane che elaborare il lutto e cercare di ri-partire senza commettere gli stessi errori. Credo che Soru possa e debba ancora dare il suo contributo, serve il suo e quello di tutti noi.
La sua leadership sarebbe maggiormente completa se apportasse qualche miglioramento alla conduzione delle relazioni politiche, in senso più collegiale. Servirebbe, quanto meno, a favorire la partecipazione e distribuire le responsabilità. Ora, però, è il tempo di rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare…Per quanto riguarda il risultato di Rifondazione Comunista dedicherò una riflessione a parte; una riflessione che credo non possa essere più rimandata e che atterrà al presente e al futuro……di Rifondazione?......non solo!! Segreteria Provinciale PRC Cagliari. N.B: *Omonimo del Segretario Regionale di Rifondazione Comunista

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ora che la campagna elettorale è finita come è finita, quelle due o tre cose dobbiamo dircele chiaramente se non vogliamo che l’analisi del voto rimanga un’inutile lamentazione su un’occasione perduta.
Premetto che ho votato Soru con convinzione nel 2004 e con orgoglio nel 2009, e che probabilmente lo voterei ancora, e proprio per questo mi permetto di fare alcune riflessioni.
Innanzi tutto devo dire che ho vissuto con sofferenza ed apprensione il vedere restringersi le occasioni di dibattito e di confronto (ex ante, attenzione) sui temi importanti che hanno qualificato l’azione di governo dell’intera legislatura. I dibattiti e le riflessioni su quello che si stava facendo sono stati sempre aperti “dopo”, e spesso sulla scia di polemiche strumentali dell’opposizione e della stampa, non “prima” per condividere scelte e strategie e per prepararsi, coesi, a rispondere alle critiche.
Lo stereotipo dell’uomo solo al comando purtroppo è stato vero, anche questo dobbiamo dircelo, ed è stato vero fino all’ultimo giorno di campagna elettorale.
L’abbiamo visto tutti in questi mesi girare la Sardegna in lungo e in largo con ferma determinazione per spiegare le ragioni del programma, informare sui risultati ottenuti. Lo abbiamo visto poco nei cinque anni trascorsi parlare con la gente, confrontarsi con i partiti della coalizione. E su questo abbiamo taciuto colpevolmente.
Soru è voluto rimanere solo nei cinque anni di governo prendendo le distanze dai condizionamenti dei partiti, è stato lasciato solo in una campagna elettorale che, era evidente fin dall’inizio, andava ben oltre le sue possibilità.
Non è sufficiente a questo punto chiedere ”qualche miglioramento alla conduzione delle relazioni politiche, in senso più collegiale”, occorre gridare che il rinnovamento andava ricostruito nel tempo e andava promosso di comune accordo, affinché questa esperienza ci sia da insegnamento.
Qualcosa dobbiamo dirci anche sulla leadership. Che Soru sia stato e sia ancora la persona più adatta a guidare il rinnovamento è fuori discussione, ma, per favore, non parliamo di “forza compattante di Soru”.
Soru è sempre stato un elemento di divisione e di contrasti. Diciamocelo chiaramente: in ogni argomento è entrato a testa bassa, senza guardare in faccia nessuno, dando una spallata al sistema, alimentando malumori e creandosi inimicizie che si sono negli anni sommate e che il 15 e 16 febbraio non hanno perdonato.
Forse questo atteggiamento è stato anche il motivo del suo successo, forse se non avesse fatto così sarebbe stato immobilizzato dal logorio delle pressioni clientelari (dei partiti alleati, intendo, non degli elettori), ma di tutto questo bisognava avere coscienza, tutto questo bisognava spiegarlo alla gente, tutto questo andava pianificato e costruito con il tempo e con la pazienza. In democrazia non si può avere fretta.
La mia formazione politica mi ha sempre portato a dare maggiore importanza a ciò che vogliamo fare e a come lo facciamo piuttosto che a chi lo fa. È comprensibile quindi discutere animatamente e scontrarsi duramente nel definire il programma e gli obiettivi di governo senza cedimenti o compromessi, è ingiustificabile e perdente lacerarsi sulla leadership, o più esattamente sulle cariche e sugli incarichi. E i risultati delle elezioni lo dimostrano.
Ma in realtà il confronto sulla leadership è rimasto tutto interno al PD e non si è aperto alla coalizione, e anche su questo il nostro silenzio è colpevole.
Non possiamo a questo punto scaricare il risultato negativo interamente ed esclusivamente sulla conflittualità permanente nel PD. Lasciamo a loro l’analisi su questo aspetto, che pure ha pesato in maniera determinante, e riflettiamo sulle lacerazioni all’interno di RC che in questi anni non sono certo mancate.
Paolo

Anonimo ha detto...

Caro Paolo, condivido in larga parte la tua riflessione. Mi sembra, però, che tu abbia interpretato male alcune mie considerazioni. Quando ho scritto "forza compattante" intendevo dire che la leadership di Soru, in questa fase elettorale, era talmente forte e unica ( nel centrosinistra ) che tutti si sono adeguati e in parte "ricomposti"..e poi era intesa anche come conseguenza della popolarità che, soprattutto in questi mesi, è andato conquistandosi. Tu dici che in campagna elettorale è stato lasciato solo, ma... io questo concetto lo specificherei diversamente: credo che in parte i partiti del centro sinistra, consapevoli della loro debolezza, si siano defilati ed in parte Soru abbia volutamente (a torto o a ragione..questione di punti di vista ) fatto la campagna elettorale in solitudine. Poi tu dici che non è sufficiente migliorare le relazioni politiche in senso più collegiale ( riferito a Soru) e contemporaneamente sostieni che questa sua carente collegialità forse sia stata la chiave del suo successo..guarda, io non so bene cosa sia stata la chiave del suo successo ( successo ?? :-))però credo che oggi in politica serva più collegialità ed inclusione. Vedi, anche per poter spiegare meglio le cose alla gente, per poter comunicare, per potersi fare capire..serve una grande squadra, serve molta gente che condivide e contribuisce, persone motivate, per questo serve maggiore collegialità, per questo serve tenere unita una coalizione e arricchirsi con il contributo di tutti. Sul rinnovamento sono d'accordo, infatti anche io ho scritto, pressoché, la stessa cosa!!..ma anche sulle responsabilità, infatti anche io credo che non siano solo del PD, ho scritto questo articolo proprio per sottolineare la presenza di diverse cause e la loro "fatale" combinazione..ad ogni modo, in Sardegna, il PD ha le sue responsabilità..certamente più grandi di quelle di RC..
Non credo di dover lasciare l'analisi a nessuno..io ho fatto una mia piccola analisi, io sono innanzitutto un elettore democratico e cerco di capire cosa mi accade attorno..come ho detto credo che una grande responsabilità l'abbia il PD e nell'affrontare un'analisi del voto non posso non citarla!!
Anche Rc, infine, ha le sue responsabilità..ma onestamente le gli scontri interni a RC credo che al massimo abbiano influito sul risultato di Rc stesso ma di certo non sul risultato complessivo di Soru o della coalizione. Comunque concordo che in generale la sinistra tutta paga una litigiosità troppo elevata e inutili discussioni tutte rivolte al "proprio ombelico".

Ti ringrazio per le osservazioni, speriamo di migliorarci e che presto qualcosa cambi!
Michele

Anonimo ha detto...

Cardedu 17.2.2009.
LA SCONFITTA DEI SARDI ALLE REGIONALI.

……Soru puru, si est sacrificadu,
donendesi a sa Sardigna sua,
ca invece e su mele, cun sa lua
viles e venales l’ant cumpensadu.
Angioy e Lussu puru iant provadu
De tale barca a diriger sa prua.
Si pentin sos giustos chi la guidant
Si che Amsicora non si suicidant.

Su moment’oe apparet terribile:
sempre prus pagos sun sos veros sardos;
troppu sos mercenarios e codardos
chi su mezzoru rendene impossibile.
Unu cumportamentu indescrivibile;
atteru che fieros e gagliardos,
Indignos de libertade e de aggiudu;
Prus non prosigo, mellus resto mudu.
Unu sardu inchietu.