L'antisorismo autolesionista di sinistra...

L'antisorismo autolesionista di sinistra non è politico ma ossessione del Male Assoluto...di Giulio Angioni
Ci si chiede a volte in questi giorni se ci sia un “anticappellaccismo” di destra, dato che un anticappellaccismo di sinistra non c'è perché basta e sopravanza l'antiberlusconismo di sinistra che colora di sé e sbiadisce tutto e tutti, Cappellacci in primis. In effetti è come se l'avversario di destra, il candidato Cappellacci, non valesse nemmeno l'onore delle armi, cioè di essere considerato un degno avversario. Avversario di Soru, che, viene a volte da pensare a sentire e a leggere certi discorsi a sinistra, non ha bisogno di avversari di destra perché sono molto più agguerriti e pericolosi per lui i suoi avversari di sinistra, maestra da sempre nel farsi del male a tutti i costi, anche a costo della propria estinzione. Oggi, ancora più della scorsa campagna elettorale regionale, in Sardegna la nostra pulsione autolesionista si esplica anche in un antisorismo di sinistra dalle molte gradazioni che, senza contare la sana critica accorta e magari selettiva verso tutti o solo alcuni aspetti della politica e dello stile della giunta Soru, arriva per gradi fino alla ripulsa integrale di tutta l'esperienza politica regionale degli ultimi anni, persino con rappresentazioni, francamente ridicole, di Soru come tiranno o aspirante dittatore o padrone assoluto dell'isola e dintorni, insomma come male assoluto prossimo venturo o già manifesto e operante. Tipico di questi discorsi è che non si dica mai nulla, né pro né contro la cosa in sé ma solo contro Soru in sé e per sé (sottinteso o esplicito Male Assoluto), per esempio dei risultati della vertenza sulle entrate e sui bilanci regionali risanati e a quanto pare alla fine approvati dagli organi di controllo, o della vertenza delle servitù militari, o sulla vicenda del piano paesaggistico sardo (che fa dire a tutto l'ecologismo e a tutta l'urbanistica democratica non solo italiana che “Soru è l'unico politico italiano che ha saputo proporre e praticare una politica urbanistica fondata sulla prevalenza dell'interesse pubblico e non della proprietà fondiaria come succede ormai quasi dovunque”, parola di Eddy Salzano), o su come la giunta Soru pone la questione delle energie alternative, o sull'abolizione di enti inutili e di qualche successo nella semplificazione e nell'efficienza amministrativa della terribile macchina regionale, o sull'attenzione concreta e inusitata ai problemi del diritto allo studio, o a modi sardi di riconversione ecologica dell'economia, per sempio turistica, e così via. Anche l'insistenza ormai annosa sulla legge statutaria, che resta tuttavia importante e più che degna di attenzione al di là e nonostante il risultato referendario recente, cioè insomma sulla disciplina dei rapporti e pesi e contrappesi e controlli reciproci fra i vari organi della Regione, e in particolare sul ruolo dell'ambito esecutivo e legislativo, anche questo tema scade a volte in accuse e sospetti e timori quasi di golpe istituzionale, o persino di mire appunto tiranniche e dittatoriali di Soru e dei suoi sostenitori, tanto più se magari risultassero ancora una volta maggioranza netta. Eppure tutto questo a me pare sensatamente riducibile, con normale senso della misura e magari della vecchia sana vigilanza democratica, all'esercizio intrasingente della critica ai programmi e ai comportamenti, e in primis a Soru e ai suoi assessori e promossi in “listino” passati presenti e venturi, ma senza perdere di vista mai, e non sbagliando bersaglio, l'obiettivo immediato di non consegnare la Sardegna in mani ben peggiori di quelle di Soru. Sì, il tutto qui e ora è provvisoriamente riducibile, nell'urna, anche per l'onesto antisorismomo di sinistra, all'individuazione del male minore e immediato. Per qualcuno questo non sarebbe né elegante né di sinistra. Ma è per lo meno, semplicemente, l'hic Rhodus, hic salta. E per restare al latinorum, hic et nunc in Sardegna, sebbene con lo sguardo attento a un domani con responsabilità di governo, sufficit diei malitia sua. Dall'Altravoce.net

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